Terre di Lavoro

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Barbara Previdi ci racconta la storia secolare di un’azienda in grado di generare virtuose connessioni attraverso il lavoro.

La vostra azienda è nata 101 anni fa, un secolo di storia in cui il mondo è molto cambiato. Quanto è importante per la qualità dei vostri prodotti la storia dell’azienda?

La storia dell’azienda è molto importante, soprattutto il filo rosso che la lega assieme. Infatti, oggi come in passato, le nostre levigatrici sono conosciute in tutto il mondo per la loro qualità che si esprime nel benessere del lavoratore che le utilizza, nelle ottime performance e nella lunga durata. La possibilità di raccontare la nostra lunga storia ci permette di mostrare le nostre intrinseche qualità al cliente: l’affidabilità delle nostre levigatrici, la disponibilità all’ascolto, l’assistenza post-vendita. Questi sono i valori ai quali abbiamo scelto di essere fedeli e che ci consentono di essere sul mercato da 100 anni. La nostra è una storia familiare e spesso anche quello dei clienti è un lavoro che si tramanda di generazione in generazione: il lavoro diventa una dimensione di scambio non solo commerciale.

In Menghini e Bonfanti è avvenuto da poco un passaggio generazionale, lei ha preso le redini da circa due anni. Quali criticità ha incontrato?

Trattandosi di un passaggio obbligato ed improvviso, è stato complesso per tutti. Io ho resettato la mia vita scegliendo di portare avanti l’azienda di famiglia; i collaboratori, abituati ad essere diretti da mio padre, che era sempre stato in azienda, hanno vissuto un momento di incertezza vedendo arrivare una giovane donna che fino a quel momento si era occupata d’altro. Le maggiori criticità sono state farsi riconoscere una credibilità professionale ed apprendere il più possibile in tempi stretti. Di contro il vantaggio è stato quello di poter contare su un forte know-how aziendale. Senza dubbio questo passaggio generazionale può essere un’opportunità per rinnovarsi: alcuni cambiamenti sono stati già messi in atto, altri sono un po’ più lunghi e richiedono una programmazione differente. Per gestire il cambiamento c’è bisogno della collaborazione di tutti.

Comprando un macchinario Menghini & Bonfanti si compra un’eccellenza del Made in Italy. Ritenete importante trasmettere la qualità del lavoro che è dietro il prodotto?

È fondamentale perché probabilmente è percepita solo in parte. Noi ci occupiamo di meccanica quindi è importante evidenziare tutta una serie di aspetti: la qualità dei materiali, la scelta dei fornitori, la sapienza artigianale, la passione che i nostri tecnici mettono nel loro lavoro. Troppo spesso questo settore non riesce a mettere in mostra questi suoi elementi di forza.

Il vostro target di cliente è quello di un operaio specializzato che vive con la macchina un rapporto quasi simbiotico. La macchina diventa un’estensione del corpo dell’utilizzatore. Quanto sarebbe importante costruire con gli utenti una comunità lavorativa?

È un altro aspetto determinante che fa già parte del nostro DNA. La nostra dimensione aziendale ci consente un rapporto stretto con la clientela, che ha sempre trovato in noi apertura e disponibilità. Il nostro cliente è abituato a chiedere e a dare consigli, a sviluppare insieme a noi personalizzazioni e possibili soluzioni per applicazioni specifiche. I clienti sono appassionati al nostro prodotto in quanto loro strumento di lavoro quotidiano, quindi apprezzano la possibilità di venire in azienda a parlare con i tecnici e vederli a lavoro, conoscere approfonditamente l’uso e la manutenzione della levigatrice e le nuove possibili tecniche di lavorazione. Diciamo che questo è già il nostro modus operandi però non è stato ancora messo a sistema e opportunamente utilizzato.

La vendita della levigatrice non conclude il rapporto che avete con il vostro cliente. La formazione tecnica e culturale dei vostri clienti ha un peso importante per il vostro business. Quale può essere un modo per sfruttare questa caratteristica della vostra azienda? Un percorso di accoglienza della clientela attraverso un’iniziativa fabbrica aperta può essere un’opportunità?

Anche se non abbiamo partecipato agli eventi fabbriche aperte, noi siamo stati di fatto da sempre una fabbrica aperta. Cercheremo prossimamente di organizzare le visite e la formazione in maniera più strutturata in modo da valorizzare questa nostra peculiarità. Come le dicevo, è evidente in questo caso l’interesse del cliente ad approfondire la conoscenza del prodotto e del lavoro che ne è dietro. Per quanto riguarda l’attività di formazione abbiamo in programma di avviarla a partire dalla primavera prossima. È sicuramente utile nel breve periodo per la fidelizzazione del cliente, ma è molto più strategica a lungo termine perché serve a costruire una vera comunità lavorativa. Se fornisco al cliente degli strumenti tecnici o culturali per ampliare il suo business, sicuramente lo trasformo nel miglior ambasciatore possibile del mio prodotto.

Il mondo dei distributori è a volte culturalmente lontano dalla profondità e dal genius faber contenuto dal prodotto. Come si può ridurre questa distanza?

Anche in questo caso costruendo un rapporto stretto e continuativo, invitando i distributori a visitare l’azienda in modo che possano condividerne i valori. Bisogna coinvolgerli nell’attività di formazione perché abbiano le necessarie conoscenze tecniche per proporre le nostre levigatrici. Così da poter trasmettere lo spirito della nostra fabbrica anche al di fuori di essa, ad esempio organizzando eventi in collaborazione presso le loro sedi. È molto importante che sentano di far parte dell’azienda e di rappresentarla davanti ai clienti, perché senza questo apporto rischiamo di non comunicare efficacemente la nostra vicinanza al cliente, che è uno dei nostri primi valori.

La vostra azienda è conosciuta come “La Genovese”. Quali caratteristiche del vostro lavoro rispecchiano l’essere liguri?

Diciamo che la nostra, forse per la natura stessa del territorio, è un’azienda di piccole dimensioni. Abbiamo scelto negli anni di rimanere tali anche quando potevano esserci prospettive di sviluppo maggiori. La nostra scelta è stata sempre quella di mantenere una dimensione che ci consentisse di puntare più sulla qualità che sui grandi numeri. In generale quello che caratterizza il carattere dei genovesi e dei liguri è l’apertura al mondo. Essendo una città di porto, Genova è stata sempre una città aperta e noi, come lei, siamo sempre stati aperti al mondo, in quanto sin dalla nostra fondazione nel 1917 abbiamo lavorato a livello internazionale. Insieme a questa grande apertura, c’è nel ligure una tendenza controproducente a “tenere un basso profilo” senza “strombazzare” troppo le proprie qualità: se da una parte questa attitudine spinge a lavorare con umiltà, dall’altra penalizza la visibilità dei prodotti.

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