A Ivrea, racchiuse nelle pietre, all’interno delle architetture, negli edifici che l’Unesco ha deciso di eleggere a patrimonio dell’umanità è contenuto un grande messaggio.
È un patrimonio intangibile di idee e di esperienze, un enorme capitale di speranze e profezie che premono e spingono per tornare a scorrazzare liberamente per il mondo. Parlo di una concezione dell’uomo e del suo posto nell’universo, un’idea del lavoro, dell’economia e dell’impresa, una sintesi unica di etica ed estetica, un grande progetto di elevazione e riscatto per tutte le persone di buona volontà. Mi riferisco al messaggio di speranza lasciato da Adriano Olivetti in eredità e custodia a tutti coloro che hanno mente e cuore sorgivi. Un lascito oggi più vivo che mai.
Il riconoscimento dell’Unesco non fa che riconfermare ciò che da più di dieci anni sosteniamo con forza: il modo e il modello olivettiano d’impresa non ha nulla di archeologico, piuttosto rappresenta e prefigura un possibile futuro.
La via è tracciata: soltanto attende persone coraggiose e imprese audaci, uomini e donne d’alta levatura, che non si accontentino del mondo com’esso è, e che cerchino ostinatamente di renderlo simile a come dovrebbe e potrebbe essere.
Alberto Peretti
RASSEGNA STAMPA
Corriere della Sera: “Ivrea patrimonio UNESCO, tecnologia e umanesimo nella città ideale di Olivetti”
La Stampa: “È l’ultimo regalo di Adriano Olivetti Ivrea può immaginare un nuovo futuro”
Il Sole 24 Ore: “Fabbrica di vetro, così Ivrea sognò la modernità”