Rosita Jelmini si trovava a Londra, nel 1948: erano in corso le Olimpiadi. Nella finale dei 400 metri a ostacoli correva un giovane atleta, bello ed elegante. Si trattava di Ottavio Missoni.
Oggi Londra torna a essere lo scenario del lavoro e dell’arte di una coppia che per oltre sessant’anni, fino alla morte di Tai, come veniva chiamato il grande stilista, ha condiviso un progetto di vita, un percorso artistico e uno stile di lavoro unico.
È stata infatti inaugurata da pochi giorni a Londra, presso il Fashion and Textile Museum, la mostra Missoni, l’arte, il colore, organizzata dal MA*GA di Gallarate dove è stata allestita fino a gennaio scorso. È il curatore, Luciano Caramel, a porre in evidenza come il senso delle opere esposte sia quello di svelare al pubblico il gesto attraverso cui viene annullato il confine tra “arte bella e arte applicata”.
Aggiungerei che in queste opere – quaranta capi provenienti dalle collezioni più significative cui si aggiungono quadri, arazzi e tappeti – a essere esposto è proprio il genius faber italiano, il lavoro trasformato in arte di vita. Parlo di quel fenomenale processo di fusione tra arte, storia, cultura e artigianalità che trasformano il Made in Italy in uno stile di vita e di pensiero, in un’etica che sposa l’estetica.
Non è un caso che il curatore abbia inserito nell’esposizione quadri di Balla, Depero e altri artisti del novecento, individuando nelle loro opere la scintilla dell’ispirazione che avrebbe poi dato vita al prodotto Missoni. Ci troviamo di fronte a un caso esemplare in cui l’arte viene calata nel processo produttivo, e il prodotto che ne risulta porta con sé il segno indelebile del genius faber che l’ha creato, del modo italiano di lavorare, di usare in modo unico mente, cuore e mani.
In casa Missoni l’arte si declina nel colore, diventa vivente protagonista, e attraverso un continuo dialogo con la tradizione italiana, finisce per rendere opera d’arte ogni capo.
A essere portata nelle sale londinesi non è solo un’eccellenza del Made in Italy, ma anche e soprattutto un approccio culturale al business che testimonia il messaggio Genius Faber: il vero fattore competitivo, il solo davvero non riproducibile né imitabile, è il capitale intangibile lavorativo che si svela e racconta nel saper fare italiano.
Fonti: foto di copertina da Missoni, foto articolo da Wikipedia.
