“Intelligenza”, dal latino intelligere che assomma i significati di: a) accorgersi, notare, b) comprendere (formarsi un’idea di qualcosa o qualcuno entrando in vibrazione e sintonia con tale cosa o persona), c) essere competente, esperto di qualcosa, d) essere un intenditore, saper apprezzare e valutare, con sensibilità e gusto.
L’intelligenza, così come concepita dal modo italiano di lavorare, si sviluppa intramandosi con il mondo, attraverso un accordo e un’intesa con esso, grazie a una continua contestualizzazione dei processi mentali. Più che saper pensare la realtà, l’intelligenza made in Italy è saper stare con la realtà. Implica sensibilità e gusto per gli aspetti qualitativi delle cose. Scaturisce da una sorta di connivenza, di intimità con il mondo.
Possiamo anche definirla intelligenza meticcia, nata dal continuo adattamento della mente al mondo, dal suo costante modellarsi sulla realtà. Qualcosa che ha a che fare con l’intelligenza mobile, adattiva e circostanziale del bricoleur, di chi lavorando con le proprie mani si serve creativamente di ciò che ha sottomano e usa mezzi e strumenti diversi da quelli di chi possiede competenze rigidamente codificate e proceduralizzate.