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Cortesia

Alla parola si associa sovente un comportamento formale, manierato, addirittura insincero. Forse perché il termine contiene un riferimento ai valori e ai modi della vita di “corte”, e viene quindi collegato ai modi di fare propri di un “cortigiano”, improntati all’adulazione e alla falsità.

Nulla di più sbagliato. La cortesia, quella autentica, è una forma di intelligenza sociale. Una forma d’arte applicata alle relazioni umane. È una scelta di vita che implica il coordinamento con gli altri, e che costituisce il presupposto per vivere bene insieme, per ottenere ordine e conciliazione all’interno di una comunità – professionale o famigliare – senza scadere nella coercizione o nella violenza.

Chi è realmente cortese è animato da un forte slancio etico: mette sensibilità in ciò che fa, si spinge ad esplorare il mondo così come potrebbero viverlo gli altri, si impegna a riconoscere il carico esistenziale che già grava sulle spalle di coloro che lo circondano e si impegna per quel tanto che è in suo potere a non appesantirlo.

La cortesia mira a dare spazio, a far respirare, a far crescere. Si fonda su cose all’apparenza modeste: una maniera di parlare, un modo di muoversi. Consiste nella scelta di certe espressioni, nel silenzio quando occorre, nel gesto che mette a proprio agio l’interlocutore. Piccole cose che tutti abbiamo a nostra disposizione, ma che solo chi è animato da autentico interesse per gli altri utilizza in maniera eticamente avvertita. Insomma, la cortesia è l’espressione visibile e tangibile della gentilezza.

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